Turismo lento: una risorsa per le aree interne
Turismo lento: una risorsa per le aree interne

Turismo lento: una risorsa per le aree interne

Il “turismo lento” ci permette di rilassarci e prendere un po’ di tempo per ammirare le bellezze che ci circondano. Attivare però progetti in questo senso non è semplice. Sono fondamentali partecipazione, formazione, riconoscimento delle risorse locali, sviluppo di politiche integrate e valorizzazione delle specificità. Dall’Università del Camminare, una proposta che soddisfa tutti i requisiti.

In Italia, le cosiddette “aree interne” corrispondono al 60% del territorio. Nonostante in queste zone siano presenti il 52% dei comuni e il 22% dell’intera popolazione italiana, per molto tempo sono state semplicemente etichettate come “zone fragili”. Negli ultimi anni però, la pandemia da Covid-19, ha cambiato le carte in tavola, riaprendo la discussione sul futuro di queste zone. Stanchi di dover rimanere chiusi in casa e di poter uscire solo per una corsetta urbana, infatti, si è iniziato a riflettere su una nuova concezione di urbanistica di prossimità, sul ruolo dei borghi, sulla metromontagna e soprattutto sul turismo etico e responsabile.

Secondo Legambiente, il “turismo lento” o slow tourism è un nuovo modo di viaggiare sempre più diffuso che nasce in risposta alla frenesia che caratterizza le nostre vite quotidiane e che non ci permette di rilassarci e prenderci un po’ di tempo per ammirare le bellezze che ci circondano. Le città sono diventate sempre più caotiche e, nonostante la moltitudine di servizi offerti, le persone sentono sempre di più il bisogno di rilassarsi e “disconnettersi” anche solo per un weekend. Questa situazione, con l’aggiunta di quella vissuta con il lockdown, ha portato un forte cambiamento nel settore turistico. I viaggiatori, oggi, sono più predisposti a fare esperienze e a conoscere i luoghi piuttosto che intraprendere i soliti viaggi veloci nelle note capitali europee. 

Nelle aree interne, in cui non sono presenti grossi flussi turistici di massa, le possibilità per “un turismo sostenibile di qualità” aumentano a dismisura. Attivare però progetti in questo senso non è semplice. Sono fondamentali partecipazione, formazione, riconoscimento delle risorse locali, sviluppo di politiche integrate e valorizzazione delle specificità. Il turismo lento ed esperienziale si trasforma così non più in una mera attività commerciale, ma diventa un progetto di comunità ed innovazione verso un nuovo modo di vivere ed abitare il territorio.

Seguendo questo spirito, ci sono tutta una moltitudine di lavori che possono essere creati: sviluppatori di alberghi diffusi, progettisti e travel blogger, ma anche tutti i mestieri legati al mondo outdoor come trekking, arrampicata e deltaplano. Si possono poi riscoprire le antiche arti tramite esperienze culturali e tradizionali come la lavorazione della lana, la produzione della carta o la colorazione di tessuti. Potremmo andare avanti con l’elenco per ore, ma la vera rivoluzione è che è l’indotto del turismo lento ad essere sostenibile, così come i suoi fruitori.

La riscoperta degli Appennini per esempio, ha fatto avvicinare moltissime persone al cammino. Se già da tempo, gli italiani erano considerati un popolo di camminatori, il 2021 ha visto un vero e proprio boom in questo senso. L’aspetto positivo dei cammini è che i pellegrini hanno un effetto maggiore sulle economie locali rispetto ai normali turisti. I dati raccolti da Terre di Mezzo dimostrano che ogni viandante ha lo stesso impatto economico di 2,3 visitatori nazionali. Ogni euro speso da un pellegrino genera fino all’11% della produzione aggiuntiva e fino al 18% di ulteriore occupazione. Questa tipologia di viaggiatore, inoltre, è quella che permette la tenuta economica delle strutture in località remote.

Proprio grazie a questa voglia di riavvicinare il viaggiatore, il turista e anche gli abitanti al cammino e alla riscoperta del territorio, l’Associazione Università del Camminare, da una attività nata durante le scorse edizioni del Festival Lo Spirito e la Terra, sta consolidando un cammino che non è un comune trekking ma è un vero percorso di riscoperta del territorio e della sua cultura. ”Il Cammino delle Abbazie Lo Spirito e La Terra” è un percorso itinerante ad anello che accompagnerà i suoi fruitori tra i territori di Fabriano, Matelica, Sassoferrato e Gualdo, attraversando la Riserva naturale regionale dei Monti S. Vicino e Canfaito ed il Parco Regionale del Monte Cucco e quello della Gola della Rossa e di Frasassi.

Quattordici itinerari in tappe volte a ripercorrere la storia e la cultura di questa terra, attraverso le sue Abbazie, i suoi Eremi e le sue bellezze naturalistiche. Tutta la rete organizzativa sta lavorando con l’obiettivo che anche questo cammino possa essere promotore vincente di una zona meravigliosa purtroppo colpita sia dal terremoto del 2016 che dalle conseguenze della crisi sanitaria da Covid-19. Dall’Abbazia di Val di Sasso, all’Eremo dei Frati Bianchi, passando per il Monastero di Fonte Avellana fino all’Eremo di Serrasanta, per citarne solo alcuni, il cammino attraverserà bellissimi borghi come: Genga, Serra San Quirico, Cupramontana, Elcito e ancora il Castello di Precicchie. Il tutto assaporando le prelibatezze enogastronomiche prodotte da queste terre, dal ciauscolo al rinomato Verdicchio.

Il turismo sostenibile non è e non sarà la soluzione totale ai problemi di servizi, di occupazione o di digitalizzazione nelle aree interne, ma può essere un primo passo per la partecipazione e la consapevolezza del patrimonio territoriale.

Testo di Silvia Spinelli