Essere un giovane amministratore in un Comune delle aree interne
Essere un giovane amministratore in un Comune delle aree interne

Essere un giovane amministratore in un Comune delle aree interne

Prendersi cura del proprio territorio dagli uffici comunali: ne parliamo con Lorenzo Giacomino, giovane sindaco di Ronco Canavese

C’è la politica dei partiti e dei talk show, delle promesse impossibili e dei post sui social. E poi c’è la politica che si insedia tra le pieghe della nostra Italia rugosa, quell’atto di resistenza agìto ogni giorno dagli amministratori locali che presidiano le aree interne.

È questo secondo tipo di politica, generativa per i luoghi e per le persone, a interessarci. E ci interessa ancor di più quando a praticarla sono dei giovani. Abbiamo incontrato Lorenzo Giacomino, classe 1996 e sindaco di Ronco Canavese, diventato Socio di RIFAI perché ha trovato nella rete quella visione di cui sente il bisogno. Insieme abbiamo riflettuto sul rapporto tra le giovani generazioni e la cosa pubblica e sulle responsabilità degli amministratori dei piccoli comuni che costellano l’Italia.

Scegliere di vivere e amministrare le terre alte

Anche se oggi vive a 1100 metri di altitudine, Lorenzo è nato e cresciuto nella pianura piemontese, “a quote che a me sono sempre andate molto strette”. Mentre i più fuggivano dalla selvaggia Valle Soana verso il fondovalle, lui compiva il percorso inverso, mettendo radici emotive e relazionali nei territori originari della madre. “Chi se n’è andato li vede come luoghi del sabato e della domenica, io li vedo come quelli del lunedì sera, a cui tornare dopo una giornata di lavoro o di studio”, racconta. E così la scelta di stabilirsi nelle terre alte, e più precisamente a Molino di Forzo, frazione di Ronco Canavese.

Quando a 19 anni diventa vicesindaco di Ronco, sembra la naturale evoluzione di una passione per la politica che lo accompagna fin da piccolo. Poi, nel 2021, il salto finale con la scelta di candidarsi alle amministrative e la sua elezione a sindaco, nonostante la politica sia un territorio complesso quando si è giovani. “Ti ritengono un ragazzino”, constata Lorenzo. “Quando ero vicesindaco ho incontrato varie persone dentro e fuori l’amministrazione che mi vedevano così, come un figlio… C’è un fattore di pregiudizio che ti impedisce di dimostrare quello che vuoi dimostrare”.

Amministrare per fare del bene al territorio

Sono difficoltà che si superano se ci si concentra sui lati positivi, su “quello che senti quando la sera stacchi dal computer dopo aver lavorato su un bando e vai a casa con il pensiero che stai costruendo qualcosa per il paese”. È da quella volontà di fare del bene per il proprio territorio che, lo scorso gennaio, è nato il servizio Psicologo di base, promosso dalla Giunta Comunale di Ronco Canavese in collaborazione con i comuni di Ingria e Valprato Soana. Grazie a questo progetto, i residenti della Valle Soana possono accedere alle cure psicologiche senza dover scendere a fondovalle e beneficiando di tariffe ridotte. Un piccolo tassello di una visione più ampia di servizi e benessere imprescindibile per favorire la restanza nei territori montani.

Perché un giovane dovrebbe dedicarsi alla politica?

Nelle parole di Lorenzo c’è quel senso di urgenza di chi sa di non aver tempo da perdere. “Forse oggi sta davvero passando l’ultimo treno per le aree interne”, riflette. “Se non siamo noi giovani a entrare in politica e dedicarci ai nostri territori, chi altro lo farà?”. L’azione dal basso nelle proprie comunità diventa chiave di volta per la riscossa delle aree marginali, di fronte a una classe politica nazionale ancora drammaticamente distante dalle loro esigenze. “La mia lista non si è candidata alle elezioni per sistemare i marciapiedi, ci siamo candidati per affrontare una sfida che probabilmente perderemo e che è la sfida dello spopolamento”, racconta il giovane sindaco. “La portata dell’azione delle amministrazioni locali è chiara secondo me: salvare i luoghi e le comunità, i primi dal cambiamento climatico e i secondi dallo spopolamento”.

Fare politica per arrestare lo spopolamento

Dati alla mano, Ronco conta oggi circa 300 abitanti e la sua pagina Wikipedia ricorda inclemente che, negli ultimi 100 anni, la popolazione residente si è ridotta del 90%. Poco più a valle Ingria, con i suoi 43 abitanti, è uno dei Comuni più piccoli d’Italia. Quando ogni giorno ci si scontra con una simile realtà occorre trovare una filosofia di vita che aiuti ad approcciare pragmaticamente il problema. Quella di Lorenzo si riassume così: avere la testa tra le nuvole, tra i sogni, tra le sfide, ma i piedi ben piantati a terra. Rispondere alle esigenze concrete degli abitanti nel qui e ora, ma sapersi anche sottrarre all’attenzione al quotidiano e al micro per creare nuove prospettive.

“Oggi la sfida è costruire l’invisibile, perché spesso l’amministratore locale viene ricordato per le opere che ha costruito ma nelle aree interne dobbiamo lavorare sui servizi se vogliamo perseguire la lotta allo spopolamento”, sostiene Lorenzo. “Dobbiamo essere tessitori di comunità”.

E poi si aggiunge il centrale tassello delle opportunità lavorative, che secondo il sindaco di Ronco non possono ruotare esclusivamente attorno al turismo ma devono costituire un mix pianificato a seconda delle peculiarità territoriali. In Valle Soana, Lorenzo immagina una riscoperta dei mestieri artigianali e delle produzioni di qualità legate allo sviluppo di filiere, nonché una più massiccia presenza di lavoratori da remoto, anche se “non credo che lo smartworking sia la panacea”.

Le aree interne come scelta di vita

La vita in montagna può talvolta essere aspra e dura e Lorenzo ne è consapevole, ma sa anche che in cambio offre vantaggi introvabili nei territori urbanizzati. “Qui c’è tutto ciò che è invisibile, c’è lo svegliarsi e affacciarsi alla finestra e percepire un certo ambiente, ci sono tutte quelle risorse naturali sempre più preziose”, elenca. Tra le sue parole si legge una robusta identità, una dolce fierezza del proprio territorio e la voglia di dimostrare quanto questo sia ricco di opportunità e di benessere. E in modo netto si pone a tutela dei suoi luoghi: “Vivere a 1000 metri è una scelta di vita e non vogliamo abitanti per forza. I nostri territori meritano persone che li scelgano e li apprezzino”.

L’impegno per il proprio territorio può essere declinato in varie sfumature: c’è chi, come Lorenzo, imbocca la strada della politica nelle amministrazioni locali, chi invece si dedica a progetti di sviluppo locale all’interno di realtà del terzo settore, come il fondatore della Consulta Giovani Cadore, Mattia Baldovin. La rete RIFAI, grazie al contibuto di Lorenzo Giacomino, si sta interrogando su come facilitare l’incontro tra queste due realtà nei territori montani del Piemonte. Una nuova sfida in ottica di sviluppo di attività pubblico private, proposte dai giovani, che possano diventare progetti di sviluppo capaci di futuro.