La Casa del Parco Adamello, tra il dire e il fare c’è di mezzo la montagna!
La Casa del Parco Adamello, tra il dire e il fare c’è di mezzo la montagna!

La Casa del Parco Adamello, tra il dire e il fare c’è di mezzo la montagna!

Alle pendici del ghiacciaio più alto d’Italia, nel paese di Cevo a 1100 mslm in Valsaviore, sorge la Casa del Parco Adamello, una struttura ibrida che funge da ostello con piccola cucina e centro culturale di montagna

Lungo la strada che collega Cevo a Saviore, qualche centinaio di metri dopo la fine del paese, si può notare un grande stabile con delle massicce mura in pietra e dei caratteristici scuri color turchese. All’esterno, un grande terrazzo dove potersi rilassare e da cui godere delle montagne che delimitano la vista tutt’attorno mentre, a fianco, una piccola chiesetta sconsacrata utilizzata come spazio eventi e un grande giardino sottostante attraversato da un piccolo sentiero e da un ruscello.

“Quando abbiamo aperto, a inizio luglio 2022, temevamo un po’ di essere guardati come quelli di Milano, i cittadini snob che vogliono insegnare alle persone del posto come si vive in montagna. Ora, a quasi un anno di distanza, posso dire con il sorriso che dalla solidarietà e dal calore ricevuti s’intuisce come sia stato accolto il nostro farci abitanti di questo luogo” racconta Daria Tiberto, community manager della Casa. 

Le attività della Casa del Parco Adamello

La Casa del Parco ha infatti una filosofia d’azione totalmente opposta a quella di un’attività estrattiva: “Siamo uno spazio multifunzionale. In quanto ostello con cucina offriamo alloggio ad avventori ed escursionisti interessati a scoprire le bellezze della Valsaviore e proponiamo un’offerta gastronomica composta a partire da materie prime provenienti, per quanto possibile, dalle aziende agricole locali. Accanto a queste attività, svolgiamo le funzioni tipiche di un centro culturale, lavorando su reti corte, medie e lunghe per organizzare eventi. L’intenzione è sia quella di attirare gente da fuori, sia di riservare dello spazio per la popolazione locale”, sottolinea Martina Porro, coordinatrice dell’ostello. 

“La proposta culturale quest’anno è molto varia”, aggiunge Camilla Pinoli, che qui ricopre il ruolo di coordinatrice eventi. “Il macrotema che lega e riempie gli eventi in programma sarà la cura, intesa come pratica collettiva, coraggiosa e reciproca e declinata in ambito di cambiamento climatico, tematiche di genere e inclusione sociale, territorio e aree interne. All’interno di questa cornice comune ci sarà spazio per laboratori e workshop con artigiani e custodi dei saperi locali, come ad esempio il laboratorio di tintura naturale della lana oppure il workshop di raccolta e cucina di erbe spontanee.

Ospiteremo poi concerti, presentazioni di libri, residenze artistiche, camp di attivisti e di volontari internazionali, ma anche eventi pensati con i paesani, come serate di cineforum, pranzi in collaborazione con il gruppo di alpini locale e gli immancabili pranzi sociali, dove invitiamo i locali a portare delle pietanze cucinate da loro e da condividere con i commensali attorno ad un’unica grande tavolata.


Non mancheranno, infine, giornate dedicate alla montagna, con illustri ospiti del CAI e del Servizio Glaciologico Lombardo.”

Da ricovero di salute a spazio generativo

La storia della Casa del Parco ha però origini lontane quasi un secolo: nata come Colonia Ferrari, una struttura concepita negli anni ‘30 nella forma di ricovero di salute per le operaie dell’imprenditore tessile Roberto Ferrari, con il passare degli anni l’edificio viene prima utilizzato come colonia alpina dal consorzio antitubercolare di Brescia, in seguito viene rilevato dalla Comunità Montana della Valcamonica che lo trasforma in centro di educazione ambientale del Parco Regionale dell’Adamello, ma senza riscuotere il successo sperato. Così, per vari anni la Casa viene affidata a diverse gestioni che la adibiscono a ristorante e struttura alberghiera con risultati altalenanti. Infine, dopo anni di chiusura dovuti anche alla pandemia, la gestione dell’immobile viene messa a bando, vinto questa volta dal progetto innovativo proposto da Avanzi Discover, società figlia della milanese Avanzi, specializzata in consulenza in ambito di sostenibilità e rigenerazione di spazi periferici a finalità sociali e culturali.

Una Casa aperta alla comunità

“Con l’esperienza della Casa del Parco abbiamo voluto portare un cambiamento nel nostro paradigma d’azione in Avanzi. Invece di dire a soggetti terzi quali sono le strategie da seguire per aprire uno spazio a sfondo culturale o sociale e renderlo sostenibile dal punto di vista economico, abbiamo deciso di agire in prima persona, di gestire direttamente uno spazio per lavorare a fianco delle comunità locali e ridistribuire il valore aggiunto direttamente sul territorio” dichiara Giovanni Pizzochero, amministratore unico di Avanzi Discover. 

Tirando le somme, si potrebbe dire che il carattere innovativo di questa esperienza gestionale sta nella sua scelta di non essere una cosa specifica, ma di essere aperta e poliedrica, proprio come lo sono storicamente state le popolazioni alpine. 

Infine, se ve lo eravate perso, dal 2023 la Casa del Parco e Avanzi sono ufficialmente partner lombardi di Rifai!

Articolo di Giulio Nascimben
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