RIFAI a MontagnAperta per ripensare il turismo nelle aree interne
RIFAI a MontagnAperta per ripensare il turismo nelle aree interne

RIFAI a MontagnAperta per ripensare il turismo nelle aree interne

Dibattiti, esperienze e visioni sul turismo che verrà: il resoconto di MontagnAperta attraverso gli occhi della Rete RIFAI

Fuori è tutto coperto, la nebbia è tanto fitta che non si vede oltre i venti metri. Il vento soffia  fortissimo, tanto che a me, ragazzo friulano, il paragone con la bora viene quasi naturale. Eppure non siamo né nella Pianura Padana né a Trieste, siamo a Capracotta, paese a 1400 metri di altitudine nell’Alto Molise, in provincia di Isernia. 

“È anche per questo che abbiamo scelto il periodo invernale per organizzare un evento che parla di spopolamento e turismo nei piccoli paesi delle aree interne. Che senso avrebbe parlare di spopolamento in estate, quando tra turisti e abitanti di seconde case ci sono 5000 persone e ci chiedono di costruire un parcheggio multipiano?”.

Sono queste le parole di Gianluca di Leonardo, project manager di MontagnAperta, l’evento a cui abbiamo partecipato come Rifai per portare diversi esempi di turismo in aree interne e montane già attivi grazie ai soci della rete come tracciaminima sul Lago Maggiore, il Cammino delle Abbazie nelle Marche o ancora il turismo esperienziale sui Monti Sicani.

“Si resta se c’è la dignità di restare”, dice in apertura il sindaco di Capracotta Candido Paglione, parole in linea con il titolo scelto per l’evento: “Fare della marginalità un’opportunità. Le culture del turismo: da territori minori a destinazioni migliori”. Un convegno di tre giorni che ha visto tra i partecipanti diverse amministrazioni locali, rappresentanti della Regione Molise, i presidenti Marco Bussone e Roberto Colombero di Uncem nazionale e piemontese, Slow Food e tanti altri che dal mondo accademico e della società civile hanno portato esempi di buone pratiche turistiche nei nostri territori marginali.

L’obiettivo è decostruire la narrativa che associa la marginalità geografica dei paesi alla loro presunta fragilità, per riscoprirne invece la grandezza di cui parla Rossano Pazzagli, docente dell’Università degli studi del Molise. “I piccoli comuni sono grandi”, ha affermato il professore. “Sono grandi perché godono delle tre P, elementi indispensabili per rilanciare il turismo: paese, paesaggi e prodotti”.

A MontagnAperta è emersa chiaramente la necessità di puntare ad un modello di turismo alternativo da quello di massa, così da creare un vero e proprio programma di sviluppo territoriale sfruttando l’ondata post-pandemia che ha portato molte persone a scoprire anche le montagne meno conosciute. Un turismo nuovo, che veda la partecipazione degli abitanti locali, condiviso con altri comuni adiacenti e basato sulle esperienze che ogni territorio sa offrire. 

Durante i tre giorni in Molise anche noi ci siamo trasformati in turisti alla ricerca di esperienze locali visitando Agnone, paese famoso per l’antica fabbrica di campane pontificie. Qui per tradizione, ogni anno, nei giorni dell’Immacolata e della Vigilia di Natale, ogni famiglia agnonese si impegna nel rito della ‘ndocciata, un corteo di oltre trecento persone che portano in spalla delle fiaccole (‘ndocce) di diverse dimensioni. Il rito del fuoco è un crescendo, con i bambini che aprono il corteo a portare le fiaccole più piccole, fino ad arrivare alle ‘ndocce a ventaglio alte fino a tre metri, per poi concludersi in Piazza Plebiscito con il grande falò della Fratellanza: ciò che resta delle ‘ndocce viene lasciato bruciare per cancellare tutte le cose negative dell’anno che sta per concludersi e accogliere la positività del solstizio. 

E allora torniamo nei nostri territori con la luce delle fiaccole ancora negli occhi e la positività della ‘ndocciata addosso, pronti a facilitare, giorno dopo giorno, nuove vie di sviluppo per le aree interne. 

Autore: Giulio Nascimben

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